10 maggio, 2015

La Porta chiusa e la questione degli altri: l'inferno intersoggettivo.

Questa citazione è una delle più famose di Jean-Paul Sartre. Conclude il gioco della 'Porta chiusa', scritta nel 1943. Huis Clos (in francese) racconta l'arrivo di tre personaggi in un inferno. 
('Porta chiusafoto di Daniele Tarantino)
Due donne e un uomo che cercano di capire che cosa possa averli condotti lì e qual è la loro punizione. Essi comprendono rapidamente che non c'è esecutore, ciascuno degli altri due è esecutore per il terzo. La loro punizione è quella di vivere per sempre tutti e tre, coesistere, odiare e sopportare. 

La versione completa della citazione da Sartre chiarisce: 
"Tutti quegli sguardi che mi mangiano ... Ah, non siete che due? Pensavo molti di più. Quindi, questo è l'inferno. Non ci avrei mai pensato ... Ricordate: lo zolfo, il rogo, la griglia .. Ah! Niente di più ridicolo. Non c'è bisogno di graticole: l'inferno sono gli altri". 
'Porta chiusa' si replica stasera al Vida, a Gravina.
La Regia di Gianni Ricciardelli, Interpreti: Garcin: Leo Coviello. Inés: Pia Antonacci. Esthelle: Stefania Carulli. La cameriera: Rossella Loglisci con la Scenografia e luci di Vito Ricciardelli. 
Non fu la prima occasione per Sartre per tematizzare gli altri come fonte di inferno. Gli Altri occupano nel pensiero di Sartre un posto speciale. In effetti, la coscienza non è sola al mondo, essa deve accordarsi con le altre coscienze, lottare per esistere. Il solipsismo non esiste. Il Per-Sé (= uomo) è anche un per-altri. Incontriamo gli altri senza costituire il (= creare un punto di vista fenomenologico). Come faccio a sperimentare con gli altri? Con il corpo. 

Sartre descrive il peccato come il senso originale dell'esistenza degli altri. Ad esempio, se guardo attraverso il buco della serratura, questo gesto provoca un brivido dentro di me perché ho ​​immaginato, a mia volta, qualcuno che mi ha visto attraverso il buco della serratura. Mi sono visto come gli altri mi vedono, quale oggetto io sono per gli altri. La vergogna è vergogna di sè davanti agli altri. 

L'Altro è uno scandalo, perché non esiste fino a quando lui non esercita il potere di congelare me in un essere (volgare, orgoglioso, timido ...) che io non sono. Lo sguardo di altri mi espone, mi rende debole e fragile, mi rende oggetto: 

"Se c'è un Altro, chiunque egli sia, ovunque si trovi, qualunque sia il suo rapporto con me ... ho un esterno, ho una natura; il mio peccato originale è l'esistenza di un altro" (l'essere e il nulla - 1943). 

L'unica difesa che l'uomo ha a sua disposizione è quella di trasformare gli altri, a loro volta, in oggetto. Dobbiamo sbarazzarci degli altri, sfuggire loro per recuperare sè stessi e il mondo che ci hanno rubato. La coscienza ha inventato questo sotterfugio per continuare ad esistere come soggetto. 

L'Altro tenta di resistere a questo tentativo di sottomissione, questo apre una vera e propria lotta di coscienze, in cui posso essere riconosciuto dagli altri se riesco ad oggettivarlo. 

La visione conflittuale delle relazioni tra coscienze, la Porta Chiusa illustra perfettamente la difficile coesistenza delle coscienze, del fatto che gli altri è ciò che mi aliena e mi cristallizza in un genere particolare, privandomi della mia libertà. 

Lo spettacolo che ho visto ieri sera non tradisce le attese. Vi consiglio di andarci. 

Nessun commento: