18 giugno, 2015

Perchè mai i videogiochi ci fanno lavorare

Nei videogame, si lavora sodo.
http://www.newyorker.com/business/currency/how-video-games-make-you-work?intcid=mod-ymlNel New Yorker, un giornalista si chiede cosa diavolo spinga i giocatori a giocare a lavorare. Perché, dice, nella sua vita di giocatore, ha successivamente giocato a fare lo strillone, venditore di giornali (Paperboy), un urbanista comunale (Sim City), un cameriere (Diner Dash), un controllore del traffico aereo (Air Traffic Chaos). 

Oggi, c'è una marea di varietà che permettono di giocare a fare il riparatore d'auto (Car Mechanic, che ha avuto grande successo al suo lancio), ma anche l'agricoltore, il netturbino o l'operaio edile... 

Che cosa significa questo desiderio di questo modo di giocare? Secondo alcuni critici, questi giochi mostrano ciò che Adorno e Horkheimer (scuola di Francoforte) avanzavano negli anni '60, vale a dire che il tempo libero, a capitalismo avanzato, non è che un'estensione del lavoro. L'articolista è più comprensivo e pensa che questi giochi permettano di riguadagnare un po' di quella libertà perduta al lavoro, a cui siamo, altrimenti, incatenati. 


"Fondamentalmente, il vero fascino di questi giochi è che forse ci lasciano liberi di abbandonarli come e quando ci pare o di allontanarcene completamente senza penalità. In questo modo, si diventa maestri di quello a cui, al di fuori del gioco, siamo legati". 

Nessun commento: