14 settembre, 2015

Archi frecce GPS telecamere e palliatoni per difendere il territorio.

La tribù amazzonica che difende la sua foresta. 

In Brasile, una tribù amazzonica sta combattendo a modo suo contro il disboscamento illegale che minaccia il suo territorio. Senza attendere l'arrivo del governo, che non arriva mai, hanno deciso di organizzarsi, con frecce, archi - e recentemente, telecamere e GPS. 
http://www.telegraph.co.uk/news/picturegalleries/11077106/Kaapor-warriors-in-the-Amazon-confront-illegal-loggers.html?frame=3028218
Per pubblicizzare la loro causa, i Ka'apor hanno invitato attivisti e giornalisti a casa, nel cuore della foresta amazzonica, nello stato di Maranhao. Il Guardian (galleria foto) ha fatto parte della spedizione e racconta l'avventura in un affascinante articolo

Il territorio dei Ka'apor si estende per 530.000 ettari di foresta, a dieci ore di auto da Sao Luis, la capitale dello stato. Molto grande, è difficile da controllare e, talvolta, i politici, in combutta con i trafficanti locali, permettono regolarmente a camion e motoseghe di venire nella foresta. Lo Stato ha promesso di proteggere i confini del territorio dei Ka'apor, ma nonostante la deforestazione avanzata, non ha installato alcun posto di controllo. 

Questo è il motivo per cui i Ka'apor decisero nel 2011 di prendere la situazione in mano. Hanno organizzato una milizia "i guardiani della foresta" e deciso di attaccare frontalmente gli sfruttatori forestali illegali. 

Intercettano e bruciano camion e trattori che entrano nelle loro terre e metteno in guardia i loro guidatori dal non tornare mai più. Se insistono, li umiliano e picchiano (vedi foto in alto e la galleria del Guardian). Uno di loro si è giustificato al giornalista del Guardian: 
"Gli sfruttatori vengono da noi e ci derubano. Meritano tutto quello che gli diamo. Abbiamo bisogno di fargli capire la nostra perdita: la perdita del nostro legno, la distruzione della nostra foresta". 

Dal 2011, Ka'apor dicono sono riusciti a ridurre i furti di legno. Ma quattro di loro sono stati uccisi e almeno una dozzina dicono di aver ricevuto minacce di morte. 

Nonostante le dichiarazioni d'intenti, la polizia federale di Maranhao non è cambiata molto in loro difesa. Molti sono i casi di corruzione in cui le autorità locali sono in combutta con i trafficanti, che minano profondamente la loro credibilità. 

Per questo i Ka'apors organizzano la propria auto-difesa con le loro stesse armi: archi, frecce e bastoni.

"Non è perché non capiamo la tecnologia. Usiamo le auto e guidiamo le moto, utilizziamo i computer. Ma noi vogliamo fare le cose a modo nostro, alla maniera Ka'apor"

Per aiutare a monitorare il territorio e raccogliere prove contro i taglialegna illegali, Greenpeace ha fornito loro dieci telecamera-trappole, localizzatori GPS e due computer. 

Oggi, i Ka'apor sperano di attirare l'attenzione internazionale. É in gioco per loro, non solo la conservazione della foresta, ma anche la vita e la dignità dei popoli indigeni: 

"Crediamo che quello che il governo brasiliano fa sia ingiustificabile. La sua politica è di eliminare le popolazioni indigene. Ma noi vogliamo fare le cose a modo nostro, per rispettare la nostra cultura. Questa è la nostra unica possibilità di sopravvivenza". 

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