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15 marzo, 2016

Contraccezione forzata per le schiave del sesso dello Stato Islamico

Le schiave del sesso che sono riuscite a fuggire descrivono i metodi "moderni" utilizzati per lo stupro sistematico.
http://www.nytimes.com/2016/03/13/world/middleeast/to-maintain-supply-of-sex-slaves-isis-pushes-birth-control.html?utm_source=nextdraft&utm_medium=email&_r=0
Trentasette ex schiave del sesso dello Stato islamico in Siria e Iraq hanno rivelato nelle pagine del New York Times l'uso diffuso di contraccezione durante la loro prigionia, somministrata con la forza alle ragazze e donne dai loro proprietari "per abusarne di più e più spesso". 

Lo stupro come tortura, è stato ed è ancora ampiamente usato come arma di guerra in Siria da alcune parti nel conflitto che ha devastato il paese per cinque anni.

Stando alle pubblicazioni ufficiali del gruppo Stato islamico, un uomo può "legalmente" violare le sue schiave in quasi ​​tutte le circostanze.

https://twitter.com/genocide74La regola dice che non si abusi se la gravidanza è in corso, e non siano rivendute, se hanno dato alla luce dei bimbi. L'introduzione di metodi "moderni" di controllo delle nascite e aborti forzati evita queste situazioni: tra le 700 vittime Yezidi, identificate dopo la loro fuga o rilasciate in un centro di salute delle Nazioni Unite, il 5% è rimasta incinta durante la prigionia, un tasso sorprendentemente basso. 

M., di 16 anni, dice che il suo aguzzino le diede una scatola di compresse poco dopo essere stata acquistata. "Ogni giorno ho dovuto prendern una davanti a lui. Mi ha dato una scatola al mese. Quando non ne avevo più, mi rimpiazzava la scatola. Quando sono stata venduta ad un'altro uomo, la scatola è venuta con me". Solo dopo mesi ha capito che si trattava di pillole anticoncezionali. Un'altra giovane donna ha descritto come l'uomo che l'aveva comprata le aveva somministrato un contraccettivo, il Depo-Provera, con una puntura nella coscia. 

Il fratello di una vittima ha riferito che sua sorella riceveva dai suoi carcerieri un farmaco destinato ad indurre un aborto spontaneo, mentre cominciava il suo secondo trimestre di gravidanza, perchè potesse essere violentata una volta liberata del bambino. Era riuscita a far credere che inghiottìva le pillole, ma in realtà le nascondeva sotto la lingua. Attualmente è ricoverato in ospedale, dopo essere riuscita a fuggire. 

Alcuni intervistate hanno riferito che capivano quando i loro aguzzini stavano per rivenderle quando era loro richiesto di sottoporsi ad un test di gravidanza. "Un risultato positivo significava che portavano in grembo il bambino del loro stupratore. Un risultato negativo invece permetteva ai membri del gruppo di Daesh di continuare a stuprarle o rivenderle". 

Nel complesso, le prove indicano il rispetto di queste "regole" dipendeva dalle circostanze. L'ultima vittima, di 20 anni, era già incinta quando è stata rapita. Nonostante questo lei dice di essere stata violentata più volte dal suo padrone. Racconta:

"Gli ho detto: 'Non hai il diritto di farlo'. I suoi occhi erano iniettati di sangue. Si comportava come se fosse drogato". Dopo aver cercato di costringerla a ricorrere ad un aborto e pestata più volte nello stomaco, è riuscita a fuggire. Il suo bimbo è nato al sicuro, sani, due mesi più tardi. 

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post collegati: Violenze, stupri, Daesh

06 dicembre, 2016

Le schiave del sesso. Manuale d'istruzione dello stato islamico.

LA "GUIDA" agghiacciante del DAESH sulla tratta delle donne, schiave del sesso.  
http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/isis-documents-reveal-strict-guidelines-on-beards-and-taking-women-as-sex-slaves-a7392021.htmlUn documento dell'Organizzazione dello Stato islamico è stato scoperto dalle forze irachene nei pressi di Mosul. Esso descrive, il comportamento sessuale da assumere con le "donne in età pre-pubere" comprate o imprigionate. 

Si tratta di testi surreali che ci ricordano ancora una volta della schiavitù moderna che ispira lo Stato Islamico da anni. Documenti sulla condotta sessuale da adottare con le donne acquistate o imprigionate sono stati trovati in villaggi nel nord dell'Iraq presi dall'esercito iracheno in questi giorni durante l'offensiva contro il Daesh nei pressi di Mosul. Trovato negli "uffici" abbandonati dal gruppo jihadista. Queste guide sono state fornite dalle truppe irachene alla Reuters, riporta The Independent il 3 novembre scorso

Attraverso 32 domande e risposte, è spiegato nei particolari cosa fare nel caso di acquisto di donne "in età prepuberale". "Possono essere prese come concubine. Ma non può essere una qualsiasi penetrazione. Si può godere di esse altrimenti", si legge. Le donne "possono essere distribuite ai combattenti a discrezione dei rappresentanti del clero", si apprende ancora in questi opuscoli colorati. 

Il concubinaggio con le "non-musulmane" è consentito in base a questo documento che, Inoltre, risponde a tutte le domande dei jihadisti sulla poligamia. 

Il fenomeno non è nuovo. Nel 2014, il Daesh aveva diffuso una guida dello stesso genere, vi si indica che lo stupro delle prigioniere è stata autorizzata dal Corano. A partire dai primi anni del "Califfato", immagini di centinaia di donne prigioniere della minoranza Yezidi erano state diffuse. Vi erano, tra queste, quelle di adolescenti di adolescenti di dieci anni. Sappiamo anche che aste sono organizzate sui social network e che esistono applicazioni di islamisti per la vendita o l'acquisto di schiave contro qualche migliaio di dollari. 
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21 agosto, 2015

'Lo stupro di una donna avvicina a Dio', parola di combattente.

"No, non è una bambina. Si tratta di una schiava. Lei sa esattamente come fare sesso. L'avere rapporti sessuali con lei, piace Dio"

http://www.nytimes.com/2015/08/14/world/middleeast/isis-enshrines-a-theology-of-rape.html

Lo Stato islamico ha ridotto migliaia di ragazze e di donne a livello di schiave sessuali. Sostenendo di avere il sostegno del Corano! 

La scena si è svolta a Qadya, Iraq. Un combattente dello Stato Islamico (ISIS/Daesh) spiega ad una giovane di 12 anni che sta per abusare di lei. Il Corano, insiste, sostiene lo stupro e lo incoraggia. Il jihadista lega le mani della piccola, tra conati di vomito. Fa una preghiera e poi si adagia su di lei.

"Continuavo a dirgli che faceva male, pregandolo di smettere", dice."Mi ha detto che secondo l'Islam, gli è permesso violare una non credente. Ha detto che stuprarmi lo avvicinava a Dio". Dopo la violenza, l'uomo si inginocchiava e pregava di nuovo. 


É con questa terribile testimonianza che si apre una vasta indagine della giornalista Rukmini Callimachi, pubblicata giovedi sul New York Times. Ove dimostra che lo stato islamico si fonda e si organizza sulla schiavitù sessuale di ragazze e donne della minoranza religiosa Yezidi, con la creazione di una burocrazia e di infrastrutture utili al traffico di esseri umani. Ma non è tutto: Il Daesh giustifica teologicamente stupro! 

La giornalista ha incontrato nei campi profughi venti vittime di abusi che sono riuscite a sfuggire ai loro aguzzini. La ragazza aveva 12 anni, prigioniera da 11 mesi. F., un quindicenne, ha fatto da schiava del sesso per un jihadista iracheno di venti anni per nove mesi. "Ogni volta che veniva a violentarmi, pregava", dice. "diceva che l'atto di violentarmi era la sua preghiera a Dio. Gli ho detto: Quello che fai a me, è sbagliato, non porta più vicino a Dio", e lui: "No, è permesso. E 'halal".

Secondo l'indagine, il commercio di schiave del sesso è stato meticolosamente pensato e pianificato. É iniziato il 3 agosto 2014, quando i comb
attenti ISIS presero i villaggi sulle pendici del Monte Sinjar nel nord dell'Iraq, sede degli Yezidi. "L'offensiva sulla montagna era tanto una conquista sessuale quanto territoriale", dice Matthew Barber, esperto presso l'Università di Chicago sul New York Times. Sul posto, i jihadisti separarono immediatamente gli uomini dalle donne e dalle ragazze. I primi furono uccisi o costretti a convertirsi. Le altre prese sui camion


Esse erano parcheggiate per mesi a Mosul e inviate in piccoli gruppi in Siria o in Iraq, ai combattenti. Poi vendute a jihadisti o "grossisti". Secondo il New York Times, oltre alla organizzazione dello "stoccaggio" e dei trasporti, l'ISIS ha anche istituito una burocrazia della tratta delle donne. Sono elencate e bloccate. Ci sono anche contratti di vendita e, nei rari casi in cui vengono rilasciate, i "certificati di emancipazione". Circa 5270 donne e ragazze yazidi sono state rapite l'anno scorso; 3144 sono ancora tenute prigioniere.


L'aspetto più sorprendente è che. lungi dal cercare di nascondere questo traffico atroce, lo Stato islamico lo difende dal punto di vista teologico. Questa difesa è basata su "un'interpretazione molto restrittiva e selettiva del Corano ed altre norme religiose. Non solo giustifica la violenza, ma anche esalta e celebra ogni delitto sessuale come spiritualmente benefico ed anche virtuoso", ha scritto l'investigatrice


Cita diversi documenti, tra cui un testo pubblicato il mese scorso dal the Islamic State Research and Fatwa Department. Apprendiamo che la schiavitù è autorizzata e che le donne yazidi hanno uno status di "bottino" di guerra da trattare come un qualunque bene. Come anche è permesso di fare sesso con una prigioniera, non appena se ne abbia il possesso, comunque "vergine o no che sia, il suo utero deve prima essere purificato". 


L'indagine del New York Times è stata intensamente condivisa sui social network e molte volte da parte degli stessi media, a conferma dei numerosi rapporti circa lo sfruttamento delle donne yazidi di Human Rights Watch o Amnesty International, le ONG, che sin dal 2014, avevano scritto che nello Stato Islamico "cercavano di legittimare queste pratiche abominevoli e criminali con una propria interpretazione dell'Islam".

Il testo si conclude con la testimonianza di una donna di 34 anni, regolarmente violentata da un jihadista saudita a Shadadi, in Siria. Dice che il suo calvario non era niente al confronto di quello subito dalle altre schiave della casa, come una ragazza di 12 anni, abusata per giorni anche quando aveva un'infezione e sanguinava. 

"Gli ho detto che era solo una bambina", ricorda e racconta. Il combattente Daech: "No, non è una bambina. Si tratta di una schiava. Lei sa esattamente come fare sesso. L'avere rapporti sessuali con lei, piace Dio". 

23 dicembre, 2014

Le schiave degli Jihadisti preferiscono darsi la morte

Giovani donne yazide ridotte in schiavitù sessuale dall'organizzazione dello stato islamico (IS) hanno scelto di suicidarsi piuttosto che continuare a sopportare la violenza.

Gli Yezidi sono stati vittime di molteplici abusi da parte degli jihadisti, che hanno conquistato quest'anno grandi aree nel nord dell'Iraq, tra queste, nel mese di agosto, l'area di Sinjar, popolata da questa minoranza di lingua curda considerata eretica dal gruppo estremista sunnita. Omicidi, torture, stupri e rapimenti delle donne Yezidi fanno parte di una continua pulizia etnica, questo martedì 23 Dicembre lo ha dichiarato Amnesty International in un comunicato
http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE14/021/2014/en/5243cb6b-09fe-455d-b2df-f6ce34e450f4/mde140212014en.pdf
"Centinaia, forse migliaia" di donne sono state forzatamente sposate, vendute o offerte dall'IS ai combattenti o simpatizzanti. Molte di queste schiave sessuali sono bambine, ragazze di 14, 15 anni se non più giovani", 
ha dichiarato Donatella Rovera, un funzionario di Amnesty International, che ha intervistato più di 40 ex prigionieri in Iraq. 

Una di loro, Jilan, 19 anni, si è tolta la vita per paura di essere violentata, secondo la testimonianza del fratello, raccolta dalla ONG."Un giorno, ci hanno dato dei vestiti che ricordano i costumi di danza e ci hanno detto di lavarci prima di indossarli. Jilan si uccise nel bagno", ha detto una ragazza che era con lei durante la prigionia ed ha aggiunto: 
"Lei si è tagliata i polsi e poi si è impiccata. Era molto bella. Penso che lei sapesse che stava per essere portata via da un uomo. E' per questo che si è uccisa". 
Un'altra prigioniera ha detto l'ONG che lei e sua sorella avevano deciso di uccidersi di notte per sfuggire a un matrimonio forzato, ma che altre due donne, svegliate dal rumore, lo avevano impedito. "Abbiamo legato una sciarpa intorno al collo e ciascuna ha tirato la sciarpa dell'altra più forte che poteva, fino a quando non siamo svenute", ha detto Wafa, 27 anni

"Loro (IS) hanno rovinato le nostre vite", ha detto Randa, 16 anni, catturata con la sua famiglia e violentata da un uomo dal doppio della sua età. Ha poi aggiunto "E' molto doloroso quel che hanno fatto a me ed alla mia famiglia". 

Secondo la Rovera, "le conseguenze fisiche e psicologiche della terribile sofferenza che queste donne hanno subito sono catastrofiche". 


Il ministro tedesco per la Cooperazione, Gerd Müller, ha dichiarato lunedi al quotidiano Bild che Berlino ha in programma di aprire un centro di supporto per le donne violentate dai militanti dell'IS. Ha spiegato che la struttura potrà ospitare 100 donne e ragazze provenienti da Siria e Iraq, senza specificare quando e dove tale centro potrebbe sorgere. 

Müller ha anche detto di aver incontrato e parlato, durante una visita in Iraq, a cinque ragazze catturate dall'IS e stuprate dai suoi jihadisti. "Tre di loro sono ora in stato di gravidanza. Dobbiamo prenderci cura di queste ragazze". 

La Germania, è la prima destinazione per i richiedenti asilo in Europa, si prevede di ospitarne circa 230.000 nel 2015, 200.000 sono state quest'anno, quasi il 60% in più rispetto al 2013, quest'anno si supererà il 64%. Provengono principalmente dalla Siria, ma anche da Iraq e Afghanistan. 

01 ottobre, 2014

Le giovani europee verso la jihad

Oltre ai ragazzi, in Europa, lo Jihadismo coinvolge anche centinaia di ragazze, la maggior parte delle quali provenienti dalla Francia. Attratte dall'idea di sposare un combattente jihadista. Rischiano di diventare vittime delle violenze.

http://www.theguardian.com/world/2014/sep/29/schoolgirl-jihadis-female-islamists-leaving-home-join-isis-iraq-syria"Centinaia di ragazze lasciano le loro case in Occidente per unirsi ai combattenti islamici in Medio Oriente", tra cui Siria e Iraq. The Guardian mostra preoccupazione. Il quotidiano britannico cita alcuni esempi e mostra una ricerca europea che dice che le giovani donne rappresentano il 10% degli jihadisti occidentali unitisi a gruppi islamici. Secondo Heinz Gärtner, direttore dell'Istituto austriaco per la politica internazionale, è possibile che queste cifre "siano solo la punta di un iceberg". 

giovane, di 13 ed è di origine tedesca. The Guardian cita Louis Caprioli, ex capo della Direzione per la sorveglianza del territorio, che spiega come queste giovani donne, spesso reclutate attraverso i social network, siano attratte dall'idea di sostenere "i loro fratelli nella lotta", di sposarsi e di "donare i loro bambini per diffondere (loro interpretazione) l'Islam. Se i loro mariti morissero, sarebbero venerate come vedove di un martire". 
       
La Francia è la più interessata di altri paesi a questo fenomeno: il 25% delle donne jihadiste vengono della Francia, secondo la stima, sarebbero in 63. Altrettante starebbero considerando l'ipotesi di seguirne la strada. The Guardian cita il caso di Nora el-Bathy (vedi) ragazza di 15 anni di Avignone partita in Siria nel mese di gennaio (vedi anche Le Monde).

Se spesso alimentano un'immagine romantica della vita in un califfato, la realtà è molto diversa, dice il giornale. Ci sono diverse segnalazioni di "donne stuprate, abusate, vendute come schiave e sposate con la forza". 

"Nell'agosto scorso, le Nazioni Unite hanno stimato che lo stato islamico aveva costretto circa 1.500 donne e adolescenti (ragazzi e ragazze) a diventare schiave del sesso", secondo i ricercatori americani citati da Foreign Policy.
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vedi anche
United Nations Irak: 


Amnesty International: 

Foreign Policy: 

17 settembre, 2016

Da schiava sessuale ad ambasciatrice ONU. Con forza, coraggio, dignità

Yazidi, schiava dell'ISIS, Nadia Murad è stata nominata ambasciatrice delle Nazioni Unite venerdì per la dignità delle vittime della tratta di esseri umani. 
http://www.asianews.it/notizie-it/L'Onu-accusa-l'Isis-di-genocidio-contro-gli-Yazidi-33773.html
Una giovane donna irachena costretta a diventare una schiava del sesso per il gruppo islamico jihadista è stata nominata ambasciatrice, venerdì 16 settembre, dall'ONU per la dignità delle vittime del traffico di esseri umani. 

Nadia Murad Basee Tahad milita attivamente contro la persecuzione degli Yazidi considerati un popolo sottoposto a genocidio. 

La Yezidi all'età di 23 anni fu strappata dal suo villaggio di Kocho, nei pressi di Sinjar (nord dell'Iraq) nell'agosto del 2014 e portata a Mosul città controllata da Daesh. Sottoposta a stupro di gruppo da parte dei combattenti e venduta più volte come schiava del sesso. 

"La mia più grande paura è che una volta che il Daesh venga sconfitto, i militanti, terroristi, si radano la barba e si confondano in mezzo alla folla, come se nulla fosse accaduto", ha detto e aggiunto: "Non possiamo permettere che ciò accada". 

Come ambasciatrice di buona volontà per le Nazioni Unite, si adopererà per far conoscere la situazione delle vittime del traffico di esseri umani, in particolare le rifugiate, donne e ragazze. 

Lei ha come rappresentante legale internazionale Amal Clooney, che ha definito il Daesh colpevole e responsabile di genocidio. "Migliaia di donne yazidi sono state schiave dell'organizzazione terroristica, che sta commettendo un genocidio e, tuttavia, questo crimine resta impunito", ha lamentato l'avvocatessa. 

«Mi vergogno come essere umano nello scoprire che le loro richieste di aiuto non siano ascoltate", ha anche aggiunto mentre gli applausi ne sottolineavano l'intervento. 

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si è detto "commosso fino alle lacrime" per il calvvario di Nadia, ma anche per "la sua forza, il coraggio e la dignità". 

Il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson è pronto a lanciare da lunedi una campagna per punire i crimini commessi dal sedicente stato Islamico, nel corso di un evento con Amal Clooney e Nadia Murad presso la sede delle Nazioni Unite. 

La comunità Yezidi è una minoranza di lingua curda perseguitata dagli jihadisti. Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, circa 3.200 yazidi sono attualmente nelle loro mani, la maggior parte in Siria. Le ragazze diventano schiave del sesso, mentre i ragazzi vengono indottrinati e mandati a combattere. 

Riporta il New York Times Da Women in the world:

19 settembre, 2013

Basta con queste dee, dateci delle troie

Ne dee nè schiave! 
Un'Ong denuncia la violenza contro le donne, mostrando dee indù con segni di percosse. 
Le immagini hanno un vero e proprio successo su internet, ma in India sono tutt'altro che d'accordo.
Save Our Sisters- Abused Goddesses
Il 6 settembre, l'ONG "Save Our ​​Sisters", che lotta contro il traffico di donne, ha lanciato una grande campagna di sensibilizzazione sui media. Si è così scoperto che diverse dee indù incarnate da manichini sono apparse mascherate da oggetti di violenza e percosse. 
I media internazionali e le reti sociali hanno accolto con favore l'iniziativa, ma alcuni indiani non hanno apprezzato affatto.
Nishita Jha - Google+

Giornalista Nishita Jha (twitter) si chiede, nelle pagine della rivista Tehelka, se non vi sia altro modo per parlare e denunciare l'argomento.

La sua collega Praneta Jha (twitter) ha detto al quotidiano Hindustan Times che:

Praneta Jha 
Google+
"mettere le donne su un piedistallo come sorta di divinità fa altrettanto male che rappresentarle come oggetti sessuali. Entrambe le rappresentazioni disumanizzano le donne. [...] imprigionarle in rappresentazioni ideali è una delle più antiche strategie patriarcali - se poi non corrispondono a questa idealizzazione, allora, è considerato accettabile 'punirle' e stuprarle. Si potrebbe dire che questa campagna adotti stereotipi per sensibilizzare ed incidere sull'opinione pubblica, ma così facendo, rafforza in maniera capziosa questi stereotipi."
sul settimanale Open, l'niversitaria Brinda Bose è ancora più caustica. Lei spiega che la campagna sulle "'Dee percosse' ha un effetto devastante sulla violenza domestica, è terribile e terrificante. Divinizzare le donne, le priva della loro individualità, sessualità e potere. Aggiunge che "avrebbe avuto molto più rispetto per una campagna che avesse mostrato una prostituta in periferia ferita da un cliente." E ha concluso: 
"Basta con queste dee, per favore dateci delle troie».

11 marzo, 2016

L'harem è "una scuola di vita per le donne".

La moglie del presidente turco ha seguito le orme del marito, il quale ha detto Martedì che "la donna è soprattutto una madre". Le critiche non hanno tardato a farsi sentire. 
http://www.theguardian.com/world/2016/mar/09/turkish-first-lady-praises-harem-as-school-for-women
La moglie del presidente-conservatore islamico, il turco Recep Tayyip Erdogan, Emine, ha detto mercoledì che, fonte di molte fantasie nel mondo occidentale, 
"L'harem era una scuola per i membri della dinastia ottomana e una scuola per preparare le donne alla vita". 
Così si è espressa Emine Erdogan, madrina delle associazioni delle donne e della carità, in un discorso pubblico ad Ankara riportato da canali televisivi. 

Sotto l'impero ottomano, l'harem del Sultano ospitava cortigiane. confidenti, favoirite e schiave del sesso, ricevevano una formazione letteraria, artistica o pratica, ma solo per il piacere del sultano, di cui rimanevano proprietà. 

Alcune donne più abili sono diventate delle vere donne di potere e molto influenti, al prezzo di intrighi che hanno spesso rappresentato il sale di molti romanzi e racconti. 

Come il marito, il presidente Recep Tayyip Erdogan, Emine Erdogan è musulmana devota, ammiratice della grandezza dell'Impero Ottomano sulle rovine del quale è stata costruita l'attuale laica Repubblica turca. 

Özlem KumrularLa sua dichiarazione sugli harem è stata oggetto di critiche sui social network. "Al tempo di Murad III (sultano del 16° secolo), gli unici elementi che non erano nell'harem erano i libri" ha ricordato, tra le più attive su Twitter, Özlem Kurumlarcon il nick name di Don Chisciotte (Scrittrice, Accademica, Ispanista, Storica, Viaggiatrice Cronica, Poliglotta ... - cosi si presenta), citata dalla stampa internazionale. 

Primo Ministro dal 2003-2014, quindi capo di Stato, Erdogan è accusato dai critici di deriva autoritaria e islamista. Martedì, l'uomo forte del paese ha celebrato la Giornata internazionale della donna, proclamando che, ai suoi occhi, "la donna è soprattutto una madre". 

15 marzo, 2016

TRAFFICO DI ESSERI UMANI - Schiave, Daesh, guerra, orrori.

La promessa di un posto di lavoro si è trasformata in schiavitù del sesso in Siria. Picchiata e con un solo pasto al giorno, per 13 mesi come domestica in una casa siriana. 
"Ero sotto choc, non riuscivo a smettere di piangere", ha detto una madre di due figli, single
http://www.dailymail.co.uk/wires/afp/article-3489894/Trafficked-Nepali-Bangladeshi-women-trapped-Syria.htmlNepalese migrant worker Sunita Magar (C), who was trafficked to Syria, is being hugged by her children, son Bipin Magar (R) and daughter Elina Magar, at thei...Magar è una delle tante povere donne provenienti da Nepal e Bangladesh partite, con la promessa di lavoro subordinato, in Siria, intrappolate dai trafficanti, in un paese in guerra. 

Il capo della missione diplomatica del Nepal per il Medio Oriente, con sede al Cairo, ha dichiarato che gli immigrati dalle Filippine e Indonesia - gli altri principali paesi di emigrazione per lavoro - hanno smesso di funzionare in Siria a causa del pericolo: da due o tre anni, "i trafficanti hanno presso di mira i nepalesi...", 

"Stimiamo vi siano circa 500 nepalesi in Siria, il loro numero è aumentato considerevolmente negli ultimi anni", ha detto Kaushal Kishor Ray

In Bangladesh, nel suo letto d'ospedale a Dhaka, Begum Shahinoor cercando di riprendersi dopo sette mesi di incubo come schiava del sesso in Siria. 
"Sono stata venduta a un siriano che mi ha torturata e violentata ogni giorno, a volte anche con gli amici", dice la madre single di due figli. "Ho implorato pietà, ma non ne avevano nessuna. Mi hanno picchiata fino a eompermi le braccia". 

Accompagnata dai reclutatori, la madre di 28 anni aveva lasciato il Bangladesh con altre donne, con la promessa di diventare sede di Jordan. 

Ma queste si sono trovate in Siria, dove i combattimenti tra il regime ei ribelli ha fatto più di 260.000 morti. 

Begum dopo aver contratto in quell'inferno una malattia del ginocchio, aveva chiesto i suoi carnefici di contattare la sua anziana madre per trattare un riscatto in denaro, in cambio del rimpatrio. 

Il suo caso e gli altri due sono sotto inchiesta in Bangladesh, dice il tenente colonnello Golam Sarwar, le forze d'élite del Rapid Action Battalion (RAB). Le famiglie di 43 altre donne hanno presentato denunce per le stesse ragioni. 

"Il Bangladesh sembra essere un facile bersaglio per i trafficanti", dice il colonnello. 

Le donne del Nepal e Bangladesh sono prede facili dei trafficanti e cadono preda nelle loro reti perché i loro governi hanno poca influenza nella regione e non hanno un'ambasciata in Siria. 

Il divieto imposto dal Nepal su qualsiasi tipo di lavoro in Siria non ha avuto alcun effetto su queste organizzazioni, dice un rappresentante della Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO)

"Il governo nepalese pensa che il divieto sia la soluzione più semplice, gli permette di sbarazzarsi del problema", ha detto Bharati Pokharel, coordinatore ILO del progetto a Kathmandu. "L'India ha molta più influenza di Nepal e Bangladesh ed i trafficanti ne sono consapevoli. Sanno che il Nepal è debole e possono pertanto osare senza che vi sia il pericolo di essere perseguiti". 

Analfabeta, ansiosa di uscire a tutti i costi dalla povertà, Magar non ha esitato a seguire l'ufficiale che si avvicinava con la promessa di lavoro ben pagato in Kuwait. Fino a Damasco, la giovane donna di 23 anni, non aveva sospettato nulla. 

Poi, "ero costantemente esausta, affamata e spaventata", ha detto, raccontando Le sue giornate di 20 ore senza stipendio e le sue poche ore trascorse per dormire sul balcone del suo datore di lavoro. 

Di notte, per mascherare il rumore degli spari ed evitare di inseguire i suoi pensieri suicidi, Magar ascoltava musica del Nepal dal suo cellulare, a sua disposizione, a differenza del suo passaporto, che le era stato confiscato. 

Dopo il terremoto mortale di aprile in Nepal, la giovane donna pregò i suoi datori di lavoro di poter tornare a casa. Avvertita dalla sua famiglia, la stampa nepalese ha fatto eco a questa storia e una campagna sui social network è stato organizzata per salvare Magar. La diaspora nepalese fu mobilitata per pagare i 3800 dollari necessari per il rilascio da parte dei dei suoi datori lavoro. 

Nel mese di agosto, Magar si senti fortunata per essere stata in grado di fuggire. 

Il Nepal riconosce di essere impotente in Siria. L'ambasciata al Cairo, che copre nove paesi, tra cui la Siria, è sopraffatto da richieste, ha sottolineato il capo del Ministero degli Affari Esteri del Nepal. "In particolare abbiamo bisogno di azioni preventive per evitare che queste donne vadano in Siria", dice il diplomatico Ray. 

Gli esperti ritengono che i legami tra reclutatori nepalesi coinvolti nel traffico ed i funzionari permettano che la tratta di queste donne e il loro sfruttamento prosperino. 

"Anche nel caso raro di azioni penali, non si sono mai registrate condanne", ha dichiarato Krishna Gurung, coordinatore della ONG Pourakhi a Kathmandu, che organizza gli alloggi di emergenza per le donne migranti.

Nel villaggio di Murali Bhanjyang, nel Nepal centrale, Magar ha poche speranze che i trafficanti vengano presi nelle maglie della giustizia. "Io continuo ad avere incubi e piango continuamente nel sonno".